elerian140_Kent Nishimura  Los Angeles Times via Getty Images_powell inflation Kent Nishimura Los Angeles Times via Getty Images

Può la Fed superare il suo errore politico "transitorio"?

CAMBRIDGE – Ci è voluto fin troppo tempo, ma alla fine i principali esponenti della Federal Reserve americana hanno riconosciuto di aver frainteso per mesi un’impennata inflazionistica che si è rivelata più importante e persistente di quanto pensassero. Tale presa di coscienza è positiva, soprattutto perché è probabile che l’inflazione resti fastidiosamente elevata nei mesi a venire. La sfida, adesso, non solo per la Fed ma anche per gli Stati Uniti e altre economie principali, è quella di muoversi su un terreno politico in cui la comunicazione e l’implementazione sono state rese molto più complicate da una lettura sbagliata dell’inflazione come fenomeno “transitorio”.       

La rappresentazione iniziale dell’inflazione nei primi mesi di quest’anno poteva essere comprensibile. Nel periodo da marzo a maggio, in particolare, si sono verificati forti effetti di base dal momento che nel periodo precedente l’inflazione era stata eliminata dalla chiusura dell’economia globale in risposta al Covid-19. Inoltre, i responsabili delle politiche speravano che i mercati avrebbero rimediato in breve tempo allo sfasamento iniziale tra una domanda sostenuta e un’offerta stagnante mentre l’economia continuava ad aprirsi.

Con l’arrivo dell’estate, per alcuni di noi è divenuto evidente che questi fattori transitori sarebbero stati accompagnati da problemi a più lungo termine. Le imprese specificavano la natura persistente delle interruzioni nelle loro catene di approvvigionamento. Le carenze di manodopera si moltiplicavano, aumentando i fattori cost-push dell’inflazione. Poche aziende, o forse nessuna, confidavano che questi due problemi si sarebbero risolti presto – e continuavano a ripeterlo nelle varie comunicazioni sugli utili.   

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