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Il "Ritiro per Scelta" dell' America

NEW YORK – Il presidente afghano Ashraf Ghani ha lasciato il Paese. Il suo governo è crollato quando i combattenti talebani sono entrati a Kabul. Riportando alla mente il ricordo dell’ignominiosa caduta di Saigon del 1975, due decenni di presenza militare americana in Afghanistan sono svaniti nel giro di poche settimane. Come si è arrivati a questo?

Ci sono guerre di necessità, tra queste la seconda guerra mondiale e quella del Golfo del 1990-91. In tali conflitti viene impiegata la forza militare perché si ritiene il modo migliore e spesso unico per proteggere interessi nazionali vitali. Ci sono anche “guerre per scelta”, come quella del Vietnam, e quella dell’Iraq del 2003, in cui un paese entra in guerra anche se gli interessi in gioco sono tutt’altro che vitali e si potrebbero impiegare strumenti “non militari”.

Oggi, a quanto pare, ci sono anche i “ritiri per scelta”, quando un governo rimuove le truppe che avrebbe potuto lasciare in un teatro di operazioni. Non ritira le truppe perché la loro missione è stata compiuta, o la loro presenza è diventata insostenibile, o non sono più ben accolte dal governo ospitante. Nessuna di queste condizioni valeva per la situazione che gli Stati Uniti hanno trovato in Afghanistan all’inizio dell’amministrazione del presidente Joe Biden. Il ritiro è stata una scelta e, come spesso accade per le guerre per scelta, gli esiti promettono di essere tragici.

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