SAN FRANCISCO – Sono ormai trascorsi due anni dall’inizio di una trasformazione equiparabile per importanza alla prima rivoluzione industriale, ma dal momento che le previsioni degli esperti sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) oscillano tra il panglossiano e l’apocalittico, si può davvero già dire cosa preannuncia? Io credo di sì.
Innanzitutto, né il nirvana né l’estinzione umana arriveranno tanto presto. Al contrario, possiamo aspettarci diversi anni di instabilità. La tecnologia basata sull’IA continuerà a evolversi rapidamente, sviluppando capacità sempre più notevoli. Ancora non abbiamo esaurito gli attuali modelli basati sui trasformatori (perlopiù dipendenti dal calcolo a forza bruta) e già ci si sta adoperando per sviluppare modelli migliori, tecnologie dei semiconduttori, architetture dei processori, algoritmi e metodi di addestramento. Di questo passo, si arriverà a sistemi di intelligenza generale artificiale che eguaglieranno o addirittura supereranno l’intelletto umano.
Per adesso, però, l’IA resta decisamente limitata. Non è in grado di cucinare un pasto né di portare a spasso il cane, figuriamoci combattere una guerra o gestire un’organizzazione. Il pianeta non verrà conquistato da una super intelligenza maligna tanto presto. Ma come si svolgerà questa rivoluzione, e quale sarà il prezzo del progresso, dipenderà da una serie di sfide tra la tecnologia e le istituzioni umane. Finora, la prima ha fatto mangiare la polvere alle seconde.
Sono molto ottimista sui potenziali benefici dell’IA e prevedo sviluppi entusiasmanti e incoraggianti nei campi dell’istruzione, dell’arte, della medicina, della robotica e via dicendo. Colgo, però, anche dei rischi, che in gran parte non vengono affrontati. Quella che segue è una breve e necessariamente semplicistica panoramica della situazione.
È complicato
Come è accaduto durante la prima rivoluzione industriale, gli effetti dell’intelligenza artificiale sull’occupazione e sul reddito avranno una distribuzione capricciosa, spesso manifestandosi con scarso preavviso. La traiettoria complessiva del prodotto nazionale lordo potrebbe apparire straordinariamente positiva e regolare, ma sotto quella curva pulita si celeranno dolore e ansia per un numero considerevole di persone in ogni strato della società, insieme a nuove opportunità per molti ed enormi fortune per alcuni.
At a time of escalating global turmoil, there is an urgent need for incisive, informed analysis of the issues and questions driving the news – just what PS has always provided.
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Allo stato attuale, l’intelligenza artificiale è più adatta ad automatizzare attività molto complesse ma anche molto strutturate: navigazione stradale, classificazione delle immagini, gioco degli scacchi, uso dei linguaggi (sia naturale che informatico). Il vero effetto dell’IA su una determinata attività umana dipende, però, da tre variabili: il tasso e il grado di automazione, il livello delle competenze umane associato alle attività che possono (e non possono) essere automatizzate e, soprattutto, l’entità della domanda aggiuntiva facilitata dalla disponibilità di un’automazione a basso costo basata sull’IA.
Le implicazioni nella pratica possono essere alquanto sorprendenti. Facciamo alcuni esempi, partendo dalla traduzione linguistica. Di recente ho parlato separatamente con due eminenti esperti di IA. Il primo sosteneva che l’intelligenza artificiale presto renderà completamente superflui i traduttori umani, perché la traduzione generata dall’IA diventerà praticamente perfetta entro i prossimi cinque anni. Per il secondo, invece, i traduttori saranno più necessari che mai. Dal momento che l’IA consente di tradurre rapidamente e a basso costo qualunque cosa, si assisterà a un’esplosione di traduzioni, che richiederà una supervisione umana per addestrare e migliorare i sistemi di IA, nonché per rivedere e correggere i contenuti più importanti.
Dopo aver approfondito la questione, sono giunto alla conclusione che la seconda ipotesi è la più corretta. Vi sarà un incremento esponenziale del volume di testi tradotti (in realtà, si sta già verificando), e per alcuni argomenti avremo ancora bisogno della supervisione umana. L’attività di traduzione non si occupa solo di bollettini meteorologici e menù del ristorante, ma riguarda anche l’FBI, la CIA, il settore chimico, la produzione di dispositivi medici, i medici del pronto soccorso, i leader mondiali, i chirurghi, i piloti d’aereo, le squadre di commando e le linee di aiuto per la prevenzione dei suicidi. Anche se il ruolo dei traduttori umani sarà più orientato verso l’addestramento, il monitoraggio e la correzione dei sistemi di intelligenza artificiale, probabilmente ne avremo bisogno per molto tempo ancora.
Domande simili insorgono anche in altri ambiti. Molti ritengono che gli ingegneri del software abbiano i giorni contati perché l’intelligenza artificiale sta diventando molto efficiente nello svolgere il loro lavoro, utilizzando solo istruzioni umane non tecniche. Secondo altri, invece, questo trend determinerà un forte incremento della quantità e della complessità del software prodotto, che a sua volta richiederà un gran numero di specialisti umani per concettualizzare, organizzare, verificare e monitorare questo enorme insieme di codice. In questo caso, non vi è ancora un consenso sulle conseguenze nette dell’IA sul lavoro.
Per gli avvocati il futuro si preannuncia più difficile. Siamo solo agli inizi, ma mi è già capitato più volte di sentire conversazioni di questo tipo: avevamo bisogno di un contratto di assunzione (oppure di investimento, partenariato o acquisizione), ma il nostro avvocato ci stava mettendo troppo a redigerlo e così abbiamo chiesto a Perplexity (un servizio di intelligenza artificiale) di prepararlo al suo posto, e funziona. L’abbiamo fatto ricontrollare da un avvocato e andava bene, quindi non ci sarà più bisogno di avvocati, se non per rivedere i testi.
Inoltre, a differenza della traduzione linguistica, difficilmente l’intelligenza artificiale farà aumentare il lavoro legale di migliaia di volte. Prevedo pertanto che la categoria degli avvocati verrà effettivamente messa a repentaglio, con gli esseri umani che si occuperanno solo di casi complessi che richiedono esperti altamente qualificati. Viceversa, in altre professioni – la contabilità e la revisione contabile tra quelle più spesso citate – l’IA contribuirà ad alleviare la grave carenza di professionisti ben preparati.
Prendiamo ora la guida. L’attenzione attualmente (e giustamente) rivolta ai veicoli a guida autonoma ha oscurato un altro aspetto: l’intelligenza artificiale ha già dequalificato la professione del conducente. Vent’anni fa, un tassista urbano doveva essere sveglio, attento e dotato di ottima memoria. Oggi, invece, la leggendaria padronanza delle mappe stradali da parte dei tassisti londinesi, nota come “the Knowledge”, non è più un requisito indispensabile. La disponibilità su ogni telefono di navigatori che grazie all’IA forniscono indicazioni stradali passo dopo passo ha trasformato la guida professionale in un lavoro meccanico gestito da piattaforme di ride-hailing. E quando la guida autonoma diventerà sufficientemente affidabile (ci stiamo arrivando), questi lavori scompariranno del tutto.
Consideriamo, infine, la robotica (di cui i veicoli a guida autonoma sono solo un esempio). Con l’IA generativa, stiamo assistendo a una rivoluzione che finirà per avere ripercussioni su qualunque attività fisica, dal lavoro manuale ai lavori domestici, fino alla guerra. Gli investimenti di venture capital nella robotica hanno registrato un netto incremento raggiungendo quest’anno svariati miliardi di dollari, il che suggerisce che il settore del capitale di rischio sta scommettendo sul fatto che i robot inizieranno a sostituire gli esseri umani su larga scala entro i prossimi cinque anni. Le prime attività a essere completamente automatizzate saranno quelle che si svolgono in ambienti altamente strutturati e controllati: magazzini, centri di distribuzione, supermercati, linee di produzione. L’automazione richiederà più tempo per le attività non strutturate in prossimità degli umani (in casa o per strada), ma anche in questo ambito si stanno facendo progressi.
I nuovi sonnambuli
Un altro ambito in cui l’intelligenza artificiale ha compiuto progressi spaventosamente rapidi è quello degli armamenti. In questo caso, l’analogia più pertinente non è con la rivoluzione industriale, ma con la prima guerra mondiale. Nel 1914, da entrambe le parti molti pensavano che la guerra sarebbe stata relativamente indolore; invece, le nuove tecnologie – mitragliatrici, esplosivi, artiglieria e armi chimiche – diedero luogo a una terribile carneficina di massa.
Personalmente, temo che oggi siano pochi i leader politici o militari davvero consapevoli di quanto possa essere letale una guerra alimentata dall’intelligenza artificiale. L’IA toglierà gli umani da molti ruoli di combattimento, ma ciò implicherà che gli umani che si troveranno a combattere saranno sterminati con estrema efficienza. Ciò si tradurrà in guerre asettiche senza combattenti umani o in un massacro senza precedenti? Le prime indicazioni provenienti dall’Ucraina non lasciano ben sperare.
I sistemi a basso costo alimentati dall’intelligenza artificiale stanno anche destabilizzando le fonti del potere militare nazionale, rendendo i costosi sistemi controllati dall’uomo, come i veicoli blindati, le navi e gli aerei, estremamente vulnerabili alle armi controllate dall’intelligenza artificiale, che sono invece poco costose. La cosa peggiore è che ciò avviene all’insorgere di una nuova guerra fredda e in un periodo di forte instabilità politica interna in tutto l’occidente. Quali saranno, poi, le conseguenze dell’IA sul controllo delle armi? Il secondo emendamento della Costituzione americana sarà interpretato in modo da proteggere le armi controllate dall’IA che possono essere collocate alla finestra di una stanza d’albergo e programmate per colpire la folla in strada, o una persona specifica, una settimana dopo?
Un’ultima preoccupazione è legata alla disinformazione. Sebbene l’intelligenza artificiale sia già in grado di falsificare testi, immagini e video e audio brevi in modo da farli sembrare veri, molti osservatori hanno constatato con sollievo il ruolo apparentemente minore che le falsificazioni prodotte dall’intelligenza artificiale hanno avuto finora nelle elezioni e presso gli organi d’informazione. Ma cantare vittoria sarebbe pericolosamente prematuro. Per ora, è abbastanza facile per le agenzie di stampa serie, le principali piattaforme internet e i servizi di intelligence nazionali distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. La tecnologia IA, però, è ancora agli albori. Cosa succederà tra dieci anni (o forse prima) quando nessuno sarà più in grado di affermare con certezza cosa è reale?
Questi problemi si manifesteranno in vari ambiti. Un’implicazione ovvia è dunque che i paesi dovranno reinventare e rafforzare le loro reti di sicurezza sociale e i loro sistemi educativi per destreggiarsi in un mondo in cui competenze e intere professioni appariranno e scompariranno più rapidamente e spesso. La rabbia che percepiamo tra le persone che gli ultimi trent’anni di globalizzazione hanno lasciato indietro sembrerà lieve rispetto a ciò che l’IA potrebbe scatenare se non ci prepariamo. Similmente, c’è bisogno di una regolamentazione molto rigorosa dei deepfake, che preveda requisiti di etichettatura e sanzioni penali severe per la produzione o la distribuzione di prodotti non etichettati.
Benvenuti nel futuro. Spero che riusciremo a venirne a capo, perché, che ci piaccia o no, ormai è alle porte.
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SAN FRANCISCO – Sono ormai trascorsi due anni dall’inizio di una trasformazione equiparabile per importanza alla prima rivoluzione industriale, ma dal momento che le previsioni degli esperti sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) oscillano tra il panglossiano e l’apocalittico, si può davvero già dire cosa preannuncia? Io credo di sì.
Innanzitutto, né il nirvana né l’estinzione umana arriveranno tanto presto. Al contrario, possiamo aspettarci diversi anni di instabilità. La tecnologia basata sull’IA continuerà a evolversi rapidamente, sviluppando capacità sempre più notevoli. Ancora non abbiamo esaurito gli attuali modelli basati sui trasformatori (perlopiù dipendenti dal calcolo a forza bruta) e già ci si sta adoperando per sviluppare modelli migliori, tecnologie dei semiconduttori, architetture dei processori, algoritmi e metodi di addestramento. Di questo passo, si arriverà a sistemi di intelligenza generale artificiale che eguaglieranno o addirittura supereranno l’intelletto umano.
Per adesso, però, l’IA resta decisamente limitata. Non è in grado di cucinare un pasto né di portare a spasso il cane, figuriamoci combattere una guerra o gestire un’organizzazione. Il pianeta non verrà conquistato da una super intelligenza maligna tanto presto. Ma come si svolgerà questa rivoluzione, e quale sarà il prezzo del progresso, dipenderà da una serie di sfide tra la tecnologia e le istituzioni umane. Finora, la prima ha fatto mangiare la polvere alle seconde.
Sono molto ottimista sui potenziali benefici dell’IA e prevedo sviluppi entusiasmanti e incoraggianti nei campi dell’istruzione, dell’arte, della medicina, della robotica e via dicendo. Colgo, però, anche dei rischi, che in gran parte non vengono affrontati. Quella che segue è una breve e necessariamente semplicistica panoramica della situazione.
È complicato
Come è accaduto durante la prima rivoluzione industriale, gli effetti dell’intelligenza artificiale sull’occupazione e sul reddito avranno una distribuzione capricciosa, spesso manifestandosi con scarso preavviso. La traiettoria complessiva del prodotto nazionale lordo potrebbe apparire straordinariamente positiva e regolare, ma sotto quella curva pulita si celeranno dolore e ansia per un numero considerevole di persone in ogni strato della società, insieme a nuove opportunità per molti ed enormi fortune per alcuni.
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Le implicazioni nella pratica possono essere alquanto sorprendenti. Facciamo alcuni esempi, partendo dalla traduzione linguistica. Di recente ho parlato separatamente con due eminenti esperti di IA. Il primo sosteneva che l’intelligenza artificiale presto renderà completamente superflui i traduttori umani, perché la traduzione generata dall’IA diventerà praticamente perfetta entro i prossimi cinque anni. Per il secondo, invece, i traduttori saranno più necessari che mai. Dal momento che l’IA consente di tradurre rapidamente e a basso costo qualunque cosa, si assisterà a un’esplosione di traduzioni, che richiederà una supervisione umana per addestrare e migliorare i sistemi di IA, nonché per rivedere e correggere i contenuti più importanti.
Dopo aver approfondito la questione, sono giunto alla conclusione che la seconda ipotesi è la più corretta. Vi sarà un incremento esponenziale del volume di testi tradotti (in realtà, si sta già verificando), e per alcuni argomenti avremo ancora bisogno della supervisione umana. L’attività di traduzione non si occupa solo di bollettini meteorologici e menù del ristorante, ma riguarda anche l’FBI, la CIA, il settore chimico, la produzione di dispositivi medici, i medici del pronto soccorso, i leader mondiali, i chirurghi, i piloti d’aereo, le squadre di commando e le linee di aiuto per la prevenzione dei suicidi. Anche se il ruolo dei traduttori umani sarà più orientato verso l’addestramento, il monitoraggio e la correzione dei sistemi di intelligenza artificiale, probabilmente ne avremo bisogno per molto tempo ancora.
Domande simili insorgono anche in altri ambiti. Molti ritengono che gli ingegneri del software abbiano i giorni contati perché l’intelligenza artificiale sta diventando molto efficiente nello svolgere il loro lavoro, utilizzando solo istruzioni umane non tecniche. Secondo altri, invece, questo trend determinerà un forte incremento della quantità e della complessità del software prodotto, che a sua volta richiederà un gran numero di specialisti umani per concettualizzare, organizzare, verificare e monitorare questo enorme insieme di codice. In questo caso, non vi è ancora un consenso sulle conseguenze nette dell’IA sul lavoro.
Per gli avvocati il futuro si preannuncia più difficile. Siamo solo agli inizi, ma mi è già capitato più volte di sentire conversazioni di questo tipo: avevamo bisogno di un contratto di assunzione (oppure di investimento, partenariato o acquisizione), ma il nostro avvocato ci stava mettendo troppo a redigerlo e così abbiamo chiesto a Perplexity (un servizio di intelligenza artificiale) di prepararlo al suo posto, e funziona. L’abbiamo fatto ricontrollare da un avvocato e andava bene, quindi non ci sarà più bisogno di avvocati, se non per rivedere i testi.
Inoltre, a differenza della traduzione linguistica, difficilmente l’intelligenza artificiale farà aumentare il lavoro legale di migliaia di volte. Prevedo pertanto che la categoria degli avvocati verrà effettivamente messa a repentaglio, con gli esseri umani che si occuperanno solo di casi complessi che richiedono esperti altamente qualificati. Viceversa, in altre professioni – la contabilità e la revisione contabile tra quelle più spesso citate – l’IA contribuirà ad alleviare la grave carenza di professionisti ben preparati.
Prendiamo ora la guida. L’attenzione attualmente (e giustamente) rivolta ai veicoli a guida autonoma ha oscurato un altro aspetto: l’intelligenza artificiale ha già dequalificato la professione del conducente. Vent’anni fa, un tassista urbano doveva essere sveglio, attento e dotato di ottima memoria. Oggi, invece, la leggendaria padronanza delle mappe stradali da parte dei tassisti londinesi, nota come “the Knowledge”, non è più un requisito indispensabile. La disponibilità su ogni telefono di navigatori che grazie all’IA forniscono indicazioni stradali passo dopo passo ha trasformato la guida professionale in un lavoro meccanico gestito da piattaforme di ride-hailing. E quando la guida autonoma diventerà sufficientemente affidabile (ci stiamo arrivando), questi lavori scompariranno del tutto.
Consideriamo, infine, la robotica (di cui i veicoli a guida autonoma sono solo un esempio). Con l’IA generativa, stiamo assistendo a una rivoluzione che finirà per avere ripercussioni su qualunque attività fisica, dal lavoro manuale ai lavori domestici, fino alla guerra. Gli investimenti di venture capital nella robotica hanno registrato un netto incremento raggiungendo quest’anno svariati miliardi di dollari, il che suggerisce che il settore del capitale di rischio sta scommettendo sul fatto che i robot inizieranno a sostituire gli esseri umani su larga scala entro i prossimi cinque anni. Le prime attività a essere completamente automatizzate saranno quelle che si svolgono in ambienti altamente strutturati e controllati: magazzini, centri di distribuzione, supermercati, linee di produzione. L’automazione richiederà più tempo per le attività non strutturate in prossimità degli umani (in casa o per strada), ma anche in questo ambito si stanno facendo progressi.
I nuovi sonnambuli
Un altro ambito in cui l’intelligenza artificiale ha compiuto progressi spaventosamente rapidi è quello degli armamenti. In questo caso, l’analogia più pertinente non è con la rivoluzione industriale, ma con la prima guerra mondiale. Nel 1914, da entrambe le parti molti pensavano che la guerra sarebbe stata relativamente indolore; invece, le nuove tecnologie – mitragliatrici, esplosivi, artiglieria e armi chimiche – diedero luogo a una terribile carneficina di massa.
Personalmente, temo che oggi siano pochi i leader politici o militari davvero consapevoli di quanto possa essere letale una guerra alimentata dall’intelligenza artificiale. L’IA toglierà gli umani da molti ruoli di combattimento, ma ciò implicherà che gli umani che si troveranno a combattere saranno sterminati con estrema efficienza. Ciò si tradurrà in guerre asettiche senza combattenti umani o in un massacro senza precedenti? Le prime indicazioni provenienti dall’Ucraina non lasciano ben sperare.
I sistemi a basso costo alimentati dall’intelligenza artificiale stanno anche destabilizzando le fonti del potere militare nazionale, rendendo i costosi sistemi controllati dall’uomo, come i veicoli blindati, le navi e gli aerei, estremamente vulnerabili alle armi controllate dall’intelligenza artificiale, che sono invece poco costose. La cosa peggiore è che ciò avviene all’insorgere di una nuova guerra fredda e in un periodo di forte instabilità politica interna in tutto l’occidente. Quali saranno, poi, le conseguenze dell’IA sul controllo delle armi? Il secondo emendamento della Costituzione americana sarà interpretato in modo da proteggere le armi controllate dall’IA che possono essere collocate alla finestra di una stanza d’albergo e programmate per colpire la folla in strada, o una persona specifica, una settimana dopo?
Un’ultima preoccupazione è legata alla disinformazione. Sebbene l’intelligenza artificiale sia già in grado di falsificare testi, immagini e video e audio brevi in modo da farli sembrare veri, molti osservatori hanno constatato con sollievo il ruolo apparentemente minore che le falsificazioni prodotte dall’intelligenza artificiale hanno avuto finora nelle elezioni e presso gli organi d’informazione. Ma cantare vittoria sarebbe pericolosamente prematuro. Per ora, è abbastanza facile per le agenzie di stampa serie, le principali piattaforme internet e i servizi di intelligence nazionali distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. La tecnologia IA, però, è ancora agli albori. Cosa succederà tra dieci anni (o forse prima) quando nessuno sarà più in grado di affermare con certezza cosa è reale?
Questi problemi si manifesteranno in vari ambiti. Un’implicazione ovvia è dunque che i paesi dovranno reinventare e rafforzare le loro reti di sicurezza sociale e i loro sistemi educativi per destreggiarsi in un mondo in cui competenze e intere professioni appariranno e scompariranno più rapidamente e spesso. La rabbia che percepiamo tra le persone che gli ultimi trent’anni di globalizzazione hanno lasciato indietro sembrerà lieve rispetto a ciò che l’IA potrebbe scatenare se non ci prepariamo. Similmente, c’è bisogno di una regolamentazione molto rigorosa dei deepfake, che preveda requisiti di etichettatura e sanzioni penali severe per la produzione o la distribuzione di prodotti non etichettati.
Benvenuti nel futuro. Spero che riusciremo a venirne a capo, perché, che ci piaccia o no, ormai è alle porte.