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La stagnazione sincronizzata si può fermare?

ITHACA, NY – Il rallentamento dell’economia mondiale si sta trasformando in una stagnazione sincronizzata, laddove alcune delle economie più grandi crescono solo debolmente, mentre altre non crescono affatto, o addirittura registrano una lieve flessione. Almeno per il momento, i timori di una recessione imminente a livello globale sembrano prematuri. Tuttavia, essendo poco propensi a promuovere riforme radicali e avendo poco margine per uno stimolo macroeconomico efficace, i policy maker sembrano a corto di soluzioni per rilanciare la crescita.  

Le radici del rallentamento sono facilmente individuabili. Tensioni commerciali persistenti, instabilità politica, rischi di natura geopolitica e timori circa l’efficacia limitata dello stimolo monetario continuano a erodere la fiducia di aziende e consumatori, frenando gli investimenti e la crescita della produttività. Anche i flussi commerciali internazionali ne hanno risentito in modo diretto. Di recente, l’Organizzazione mondiale per il commercio ha ridimensionato le previsioni di crescita del commercio globale per il 2019 dal 2,6% ad appena l’1,2%. Inoltre, il Baltic Dry Index, un indice molto seguito basato sull’andamento dei costi del trasporto marittimo delle materie prime, è passato da un quasi raddoppio nei primi otto mesi dell’anno a un calo del 30% circa, annullando così le speranze di una ripresa del commercio.    

Nel frattempo, l’incertezza che si respira a livello internazionale ha mantenuto il dollaro statunitense forte rispetto a gran parte delle altre valute principali. Pur avendo allentato un po’ la pressione sulle economie non statunitensi che dipendono dalle esportazioni o dai capitali stranieri, l’apprezzamento del biglietto verde ha incrementato il rischio di una guerra valutaria aperta.

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