coal factory Nicholas Kamm/AFP/Getty Images

Fermare le Assicurazioni contro i Disastri Climatici

RIPTON, VERMONT – Il mese scorso, il Regno Unito, per la prima volta dall’inizio della rivoluzione industriale, ha potuto godere di un’intera giornata senza il bisogno di energia elettrica a carbone. Si tratta di una notizia notevole – ed un segnale del futuro in arrivo, in quanto il paese che ha dato inizio alla secolare storia d’amore dell’umanità con le rocce nere combustibili, oggi sta andando oltre.

Proprio come il fax ha lasciato il posto alle e-mail e l’olio di balena al kerosene, così il carbone sta cedendo il passo a forme più pulite di energia. E questo passaggio potrebbe avvenire più rapidamente – forse abbastanza da permetterci almeno di rallentare il ritmo dei cambiamenti climatici – se l’ enorme e potente settore assicurativo giocasse la sua parte.

Fornendo copertura assicurativa allo sviluppo della nostra società industriale ed al carbone che l’ha alimentata, il settore assicurativo è stato uno degli attori cruciali ma spesso trascurati della rivoluzione industriale. “Questo è stato reso possibile solo dagli assicuratori”, ha dichiarato Henry Ford, guardando lo skyline di New York: “Senza assicurazioni, non ci sarebbero i grattacieli. Nessun investitore finanzierebbe edifici che un mozzicone di sigaretta potrebbe radere al suolo”.

Attraverso la possibilità di distribuire i rischi su ampi portafogli, gli assicuratori hanno consentito attività ad alto rischio per secoli. E questo vale anche per le attività che contribuiscono al rischio più elevato della storia umana: il riscaldamento globale.

Mentre i rappresentanti politici del settore assicurativo dichiarano la loro intenzionalità e la loro passione a favore del contenimento dei cambiamenti climatici e per garantire un pianeta vivibile, dietro le quinte i loro agenti sono tuttora impegnati a compiere miracoli finanziari per assicurare nuove centrali a carbone, piattaforme petrolifere, ricerche per lo sfruttamento delle sabbie bituminose, gasdotti e altri progetti inquinanti. Molti di questi progetti non sarebbero praticabili senza i servizi forniti dalle compagnie assicurative in tutto il mondo.

Gli assicuratori sono anche tra i più grandi proprietari di asset mondiali. Con una stima di 31,1 trilioni di fondi in gestione alla fine del 2014, le compagnie assicurative rappresentano quasi un terzo di tutte le ricchezze istituzionali dell’economia globale.

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Non si sa esattamente quanti soldi queste aziende abbiano sperperato in progetti di combustibili fossili. Ma una cosa è chiara: per impedire che la temperatura del pianeta cresca più di 2º celsius rispetto al livello preindustriale e quindi evitare un riscaldamento globale fuori controllo, dobbiamo accantonare la maggior parte delle nostre risorse di carbone, petrolio e gas non utilizzate.

Ironia della sorte, mentre la profonda conoscenza della scienza del clima da parte degli assicuratori li ha portati ad essere tra i primi attori della comunità imprenditoriale a riconoscere pubblicamente il cambiamento climatico e a richiedere interventi, il settore rimane uno dei soggetti più importanti per la realizzazione dei progetti con combustibili fossili. Gli assicuratori hanno creato e sostenuto un ciclo perverso, per cui da un lato facilitano i progetti che causano il riscaldamento globale, mentre dall’ altro forniscono assicurazioni contro gli effetti negativi del clima causati da questi progetti.

Grazie in gran parte alla loro precoce consapevolezza della necessità di affrontare il cambiamento climatico, gli affari faustiani dell’industria assicurativa finora hanno evitato l’esame critico dei gruppi di pressione. Ma ciò sta per cambiare.

Alla fine del mese scorso, il gigante assicurativo francese AXA ha annunciato che non fornirà più servizi assicurativi alle imprese che generano più del 50% del loro fatturato dal carbone. Tale cambiamento si basa sulla precedente decisione di AXA di recedere da società di questo tipo.

Questo è un passo fondamentale per rendere il carbone non “assicurabile”. I fatti non potrebbero essere più chiari: i combustibili fossili comportano non solo cambiamenti climatici devastanti, ma anche altre minacce, tali da rendere l’assicurazione di nuovi impianti e miniere a carbone, in realtà, contrari ad una gestione ragionevole dei rischi finanziari. Dato che la combustione del carbone rappresenta uno dei più grandi killer del pianeta, causando milioni di morti ogni anno attraverso l’inquinamento atmosferico, il rialzo del livello del mare e l’aumento di fenomeni climatici estremi, essa dovrebbe essere considerata “non bancabile”.

La decisione di AXA è razionale basata su fatti indiscutibili ed una visione realistica del futuro. L’assicurazione, dopo tutto, si basa sull’idea che il futuro somigli in qualche modo al passato, rendendolo prevedibile. Ma se continuiamo a riscaldare il pianeta, quell’assunto scompare. Già, gli assicuratori di proprietà costiere stanno alzando le mani di fronte alla difficoltà di capire quanto possa aumentare il livello del mare e quanto duramente colpiranno le tempeste in arrivo.

Per motivi etici ed economici, è giunto il momento che gli altri seguano l’esempio di AXA e riconoscano che i combustibili fossili non possono essere assicurati. Per queste aziende – e per tutti noi – la migliore assicurazione è mantenere i combustibili fossili nel luogo cui appartengono: nel sottosuolo.

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